Jane Eyre

Premetto che non ho mai letto il libro ( e che credo che ‘sto giro andrò in biblioteca a prenderlo), ma ho visto soltanto il film. Un bellissimo, meraviglioso film realizzato lo scorso anno con Mia Wasikowska e Michael Fassbender, diretto da Cary Fukunaga. Arrivati alla fine è come vedere un lampo, la storia corre così veloce verso la sua conclusione, e con tale delicatezza  e intensità che sembra terminare troppo presto. Il paesaggio del Derbyshire, un posto che spero di vedere al più presto, con le sue luci e la brughiera infinita sembra uscire intatto come nei romanzi delle Bronte. Anni fa lessi Cime Tempestose di Emily Bronte e  ricordo come la brughiera dello Yorkshire fosse spesso descritta in modo dettagliato, come un’immagine fotografica perfetta. Jane Eyre è stato girato nel Derbyshire, come detto prima, stessa incantata regione in cui Joe Wright diresse il suo Pride and Prejudice. E guardare questo paesaggio oggi, mentre ci accompagna silenzioso e ingombrante è come leggere Cime Tempestose sullo schermo.

Sono rimasta sorpresa da questa eroina ottocentesca, perchè non è affatto ottocentesca, solo il tempo in cui vive è tristemente tale. A differenza di Catherine Earnshaw donna indomita e testarda, orgogliosa  e tempestosa (nomen omen), impegnata a combattere in fondo contro se stessa più che con la sua epoca, Jane pare essere la vittima di uno strano viaggio nel tempo. Ella è nè più ne meno che una donna contemporanea, del nostro tempo: intelligente, forte, ribelle e soprattutto libera nell’animo, schiava di nessuno, neppure quando le regole del costume la vorrebbero sottomessa e docile. All’interno del contesto sociale dell’Inghilterra vittoriana la sua persona diventa una creatura aliena, come in fondo ci dice la stessa Charlotte: unearthly creature. E non credo ci sarebbero parole più efficaci per descriverla. Ogni azione di Jane, ogni dialogo pare essere una sfida ai cliché e alle consuetudini, allo sciocco moralismo che da sempre ha reso alle donne la vita molto difficile, poco importa se povere o ricche. Il coraggio della Bronte va oltre ancora, poichè mostra come il conformismo e il conservatorismo cieco non solo sono una tremenda trappola per le donne, ma anche per gli uomini. Rochester è di fatto vittima di un matrimonio combinato. E così mentre Jane fatica a fidarsi di lui, all’oscuro della moglie schizofrenica(?) di lui, ma ben conscia dei rischi che corre a lasciarsi andare ai suoi genuini sentimenti per Rochester, egli stesso si trova incatenato a una vita che non desidera e impossibilitato a redimersi, mentre il suo animo indomito sfida qualsiasi legge sociale amando e desiderando l’amore di Jane, di posizione molto inferiore a lui.

Non meno importante è la conclusione di questa storia, perchè nonostante i perigli e i grossi ostacoli Jane e Rochester possono stare insieme. Ma se ciò avviene non è per una concessione dell’autrice in vena di melassa. Se Jane riesce a prendere in mano la propria vita definitivamente e lasciarsi alle spalle la miseria di un’esistenza mediocre è perchè resta sempre fedele a se stessa. Non importano quante siano le difficoltà o quante risposte affilate dovrà dare, Jane coraggiosa resta sempre onesta e vera al suo animo.

Lascia un commento

Archiviato in film

Lascia un commento